GINEVRA CANTOFOLI (Bologna 1618- 1672)
Giovane donna con turbante
Olio su tela
76 x 59 cm
Provenienza: Francia
Expertise/conferma attributiva: Prof. Riccardo Lattuada
VENDUTO
Il dipinto, che presenta i caratteri tecnici ed esecutivi tipici di un’opera del secolo XVII, è stato di recente sottoposto a una pulitura che ne ha palesato il buono stato di conservazione e ha reso perfettamente leggibili le intenzioni dell’autrice. È difficile essere certi del soggetto. Il turbante può alludere all’immagine di una sibilla, la coppa tra le mani della giovane donna potrebbe riferirsi a Sofonisba o ad Artemisia, figure tragiche dell’Antichità classica che nel Seicento assumono il carattere di immagini didascaliche. In ogni caso la vitalità con cui questa giovane donna si rivolge allo spettatore parla di un ritratto, eseguito forse allo specchio forse dal vivo, perché troppo acute e sensibili sono la capacità di analisi psicologica e la finezza con cui sono fissati i tratti del volto e delle mani e i pochi, essenziali brani dell’abito. La compostezza dell’immagine e il ductus pittorico caratterizzato da spessori sottili e da precise stesure sulla preparazione bruna portano a situare il dipinto nel contesto bolognese del secondo quarto del Seicento, in un ambiente influenzato dalle invenzioni di Guido Reni e della sua scuola nel campo delle mezze figure femminili. I raffronti più efficaci - e a parere di chi scrive dirimenti - sono in favore di Ginevra Cantofoli (1618-1672), che trascorse la sua esistenza a Bologna, dove si formò nell’Accademia privata di Elisabetta Sirani. Con la Sirani, di cui era più anziana, la Cantofoli continuò ad operare fino alla morte di quest’ultima. La figura di Ginevra Cantofoli è stata recuperata solo di recente grazie a un pionieristico studio di Massimo Pulini, ma altri contributi sono stati prodotti da chi scrive, e di recente ancora dallo stesso Pulini in una rassegna milanese sulle donne artiste. Benché fosse in grado di eseguire anche pale d’altare come l'Ultima Cena (Bologna, Chiesa di San Procolo), il San Tommaso da Villanova (Bologna, Basilica di San Giacomo Maggiore) e la Madonna del Rosario (Bologna, Chiesa di San Lorenzo), la Cantofoli concentrò la sua attività soprattutto sulle mezze figure femminili, rappresentate perlopiù singolarmente o a volte anche in coppia. In anni relativamente recenti la critica le ha attribuito la Donna con turbante a Roma, Galleria Nazionale di Palazzo Barberini, tradizionalmente ritenuta il ritratto di Beatrice Cenci di Guido Reni. Il dipinto in discussione trova confronti stringenti, nell’esecuzione e nella caratura espressiva, con la cosiddetta Sibilla o Giovane donna con vestiti orientali a Padova, Museo d’Arte medievale e moderna, la Berenice a Roma, Galleria Borghese, e molte parti della stessa Allegoria della pittura a Milano, Galleria di Brera. In tutte queste opere notiamo lo stesso modo pittorico, la stessa attitudine a rappresentare il soggetto prescelto in termini ambigui: giovane donna in costumi orientali o Sibilla, o Artemisia, o Sofonisba? Più in generale: ritratto allegorico, ritratto (o autoritratto) dal vero o astrazione figurativa su schemi precostituiti? Tali quesiti, che per Ginevra Cantofoli restano irrisolti, sono parte fondamentale del fascino delle sue opere. Infine, una volta stabilita l’attribuzione del dipinto in discussione alla pittrice bolognese, diviene difficile proporre una datazione orientativa. La preparazione scura e la tavolozza ribassata fanno propendere per una collocazione tra quinto e sesto decennio del Seicento, quando la Cantofoli sembra aver acquisito una padronanza dei suoi mezzi in grado di inglobare sia le ricerche dei grandi maestri del suo tempo – Reni, Cantarini, Giovanni Andrea ed Elisabetta Sirani – sia di cercare una propria identità nel competitivo ambiente artistico bolognese del suo tempo. Roma, 28 Luglio 2021 - Riccardo Lattuada
VENDUTO